Curiosità

01 Mag 2018

Comunità di STUMIAGA

Il titolo di questa nostra terza opera riguardante le chiese e le relative comunità delle
ville fiavetane e lomasine è necessariamente lungo. Infatti, parlare di Sant’Antonio a Stumiaga
(e Curé) significa anche parlare del vicino Castel Campo e della sua dinastia signorile
(i da Campo) con le sue prerogative feudali e i diritti di decima sui terreni che si estendono
dalla Campagnola fino a Stumiaga, Fiavé, Torbiera, Ballino, il Bleggio, il Lomaso.
L’attività prevalente presso gli abitanti di Stumiaga e Curé è quella agricola, come
mette in luce la figura del santo protettore, Sant’Antonio Abate, protettore degli animali.
Fino a pochi decenni fa questa figura era la più rappresentata nelle nostre stalle: non
c’era casa che non avesse la classica stampa raffigurante il santo attorniato dagli animali.
Quindi parlare delle attività e della gente di Stumiaga (e Curé) ci ha portato ad affrontare
la tematica dei rapporti feudali intercorsi tra i villaggi e il signore, quindi delle comunita
rurali medioevali. Un Leitmotiv emerge su tutta la tematica, la volontà dei da Campo di riscuotere
la decima sui terreni messi a coltura nella zona ma nel contempo ergersi a protettori
della villa da loro direttamente controllata, Stumiaga, appunto, con la vicina Curé.
Importanza centrale riveste la dimensione religiosa della comunità, e in questo contesto
vanno interpretati i continui tentativi nell’800 di emancipazione dalla parrocchiapieve
di Lomaso che gli abitanti di Stumiaga posero in essere, senza trovare un vero
compimento nella tanto auspicata fondazione della Curazia di Stumiaga, alla pari dei
vicini villaggi di Favrio e Ballino.
Nonostante i ripetuti tentativi, quello della fondazione di una Curazia rimarrà purtroppo
un sogno nel cassetto, e gli abitanti dovranno accontentarsi di ottenere parziali
concessioni:
– tra il 1842 e il 1859 l’erezione della Primissaria
– nel 1863 l’ottenimento del tabernacolo
Andranno a vuoto invece la richiesta di un sacerdote stabile (1824) e in particolare
l’erezione della Curazia (1869). Solo in epoca “tarda”, nel 1959, finalmente Stumiaga
diventerà Curazia. Ciò non toglie nulla alla ricchezza di vita comunitaria sviluppatasi a
Stumiaga e nella villa satellite di Curé, soprattutto per quanto concerne la problematica
di tipo “identitario” riferita alla vita e al senso del paese.
La vita del paese è in primo luogo la vita degli abitanti, nelle loro attività lavorative,
nelle loro istituzioni comunitarie (fondate sui Capitoli del 1752 e sulla Carta di regola
del 1778), nelle loro migrazioni (ad esempio da facchini in albergo nelle città italiane
come Firenze), nella loro istituzioni educative. Il volume si chiude con un reportage
fotografico realizzato tra il 2009 e il 2010 da Patrick Franceschi e Ivana Franceschi, che
documenta il paesaggio di Stumiaga, Curé e Castel Campo con il territorio circostante.

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